Nel primo testo (di Franca Rame) l’argomento della violenza sulle donne è trattato nella sua componente sia fisica che psicologica.
Il monologo abbraccia una decisa e coraggiosa chiave ironica che verso il finale cede il passo ad una cupezza che ci riporta a contatto con la reale condizione della protagonista e ci introduce ai quadri successivi dello spettacolo.
Nella scena a due della seconda parte (testo di Michele Arezzo, giovane scrittore siciliano) c’è un incontro tra due persone, un uomo e una donna, in cui lei parla del suo passato, delle violenze subite dal suo ex marito e della sua impossibilità di condurre una vita come quella di tutti gli altri.
Nell’ultima parte di spettacolo (ancora drammaturgia di Michele Arezzo) assisteremo ad una sorta di “confessione post-mortem” in cui una donna (non senza una certa, leggera ironia) racconta al pubblico di come, in una escalation di violenza, il marito sia arrivato ad ucciderla ferendola a morte con un posacenere.